PFAS, la prima storica condanna ricorda che il divario nord-sud è anche nei processi
In Veneto accade quello che in Sicilia rimarrà un sogno: chi ha distrutto un territorio e le vite delle persone paga per quello che ha fatto.
141 anni di carcere, sommati, dopo quattro anni e 133 udienze. Il primo grado a Vicenza per l’avvelenamento delle acque venete da parte delle industrie si è concluso con una sentenza storica. Si tratta della più grande contaminazione da sostanze perfluoroalchiliche (Pfas) che si sia registrata fino a oggi e ha ucciso bambini e adulti. Così in un altro mondo, che in teoria fa parte della stessa Italia di cui fa parte anche la Sicilia, pagano gli imprenditori che per il mero profitto hanno distrutto un territorio e avvelenato le persone, c’è chi paga e anche (relativamente) celermente. In quattro anni dalle denunce si è arrivati a una prima sentenza anche con condanne importanti per 11 dei 15 manager e dipendenti dell’azienda chimica Miteni di Trissino, nel Vicentino. le fattispecie di reato di cui sono responsabili sono l’avvelenamento delle acque, il disastro innominato, l’inquinamento ambientale e la bancarotta per falso in bilancio. Secondo la sentenza (storica) chi ha inquinato lo faceva essendo cosciente dei danni che avrebbe potuto procurare a persone e cose. Queste molecole indistruttibili, utilizzate in svariati campi (dalla medicina al tessile, passando per materiali per la cucina o lo spegnimento di incendi) che più ricerche scientifiche hanno correlato a patologie come il cancro del rene e del testicolo, malattie cardiovascolari, ma anche preeclampsia in gravidanza oltre che malformazioni alla nascita.
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